Recensioni (a modo mio)

Vita d’autista – Massimiliano Moresco

Questo sarà un viaggio attraverso le persone, attraverso ogni cosa possa dar da raccontare, in “Vita d’autista”, di Massimiliano Moresco.

L’autobiografia

“Vita d’autista” è un romanzo autobiografico di “Letteratura alternativa edizioni”, da 116 pagine, in cui vengono raccontati, con fare ironico, diverse vicissitudini che capitano sull’autobus al protagonista, appunto, Massimiliano Moresco.

Vengono raccolte all’interno di esso anche undici poesia (dieci alla fine e una nel mezzo del libro), che lasciano il cuore estasiato.

L’autore: Massimiliano Moresco

Massimiliano Moresco è nato a Genova nel 1976. Ha cominciato a scrivere all’incirca a trent’anni, con la propensione verso la poesia, che farà, in seguito, nascere un libro di poesie, dal nome “Solo una virgola piegata sull’asfalto”, nel 2018. 

Dopo questa raccolta di poesie decide di far vedere al mondo, attraverso i suoi occhi, cosa vuol dire fare l’autista di autobus e cosa vuol dire vedere entrare, ogni giorno, dalla porta, milioni di vite differenti, dopo un “click”, con “Vita d’autista”.

I personaggi

In “Vita d’autista”, i personaggi sono vari e indiscussi: uno di quelli più visti è Vitale, su cui si potrebbe fare tutto un programma, tanto è rinomato e decisamente bizzarro; ma non solo, difatti si parla anche di mamme, bambini che piangono, ragazzini della generazione attuale, signore anziane e amorevoli e signori fin troppo arzilli, insieme a professoresse che fanno sorgere, all’autore, domande molto interessanti, con un unico filo logico: quell’autobus, l’uomo che ne sta al volante e le strade di Genova

Vita d’autista: la mia opinione

Io faccio la cameriera, oltre a scrivere, che è per lo più una passione che ho fin da piccola, e quando ho visto, in “Vita d’autista”, quanto fossero simili i nostri mestieri, mi sono avvicinata molto al suo pensiero. 

Quindi parlo in prima persona plurale: vediamo passarci davanti migliaia di persone diverse, come se stessimo assistendo a un miscuglio variegato di improvvisazioni teatrali e noi siamo lì, a fare nostra ogni scena, ogni situazione, ogni anima, perché è il nostro lavoro, perché ci distrae, ci mostra visuali differenti, prospettive paradossali e ci mostra che la gente ha bisogno di questo, che la gente si ciba di questo: siamo eroi anche noi, col nostro lavoro da un lato e un orecchio dalla parte opposta. 

“Vita d’autista” mi ha mostrato quanto l’ironia possa essere d’aiuto, magari nelle giornate più complicate, magari coi clienti più complicati; mi ha mostrato che i luoghi comuni, talvolta, non esistono affatto; mi ha mostrato, anche se ne ero pressoché a conoscenza, che i lavori a contatto con le persone sono i più difficili, ma anche i più soddisfacenti, in fondo, ci vuole soltanto una buona dose di pazienza, la lingua morsa tra i denti, le mani strette al volante e la gentilezza, per quelle persone che avrebbero tanto da raccontare, con sempre un “Grazie” a disposizione, ma l’ironia e la risposta pronta, per quelle persone che non si meritano altro che un calcio nel sedere e una porta chiusa alle spalle. 

L’unico punto che non ho gradito tanto, in “Vita d’autista” è stata la punteggiatura un po’ deviante che, nelle poesie, però, non ho trovato in alcun modo.

Conclusioni

Una bellissima idea, che espone quanta varietà può esserci al mondo, quanta strada facciamo ogni giorno, ma anche, e perdonatemi la parola, quanto cazzo può essere difficile un mestiere come quello in “Vita d’autista”.