Recensioni (a modo mio)

Attraversare i muri. Marina Abramović.

Oggi vi parlerò dell’autobiografia di un’artista che si è fatta strada, mettendosi in gioco: “Attraversare i muri”, di Marina Abramović.

L’autobiografia.

“Attraversare i muri” è un’autobiografia, della Bompiani, spiritosa, acuta, che racconta a pieno come Marina Abramović abbia vissuto in maniera così intensa l’amore, l’arte e se stessa. Si fa spazio tra i grandi artisti della storia, diventando una performer eccellente, con un passato rigido, burrascoso e tormentato. Un’autobiografia intrisa di sostanza e di vita.

Marina Abramović.

Marina Abramović, in “Attraversare i muri”, è riuscita a narrare tutto ciò che l’ha resa la donna di oggi.

Presi il suo libro per caso, in realtà, e cominciai a divorare la sua vita: infanzia difficile, una donna determinata, che non ha mai avuto dubbi su ciò che voleva essere, su ciò che voleva lei dall’arte e l’arte da lei. Una donna spiritosa, continuamente sottoposta a sfide che lei stessa si poneva, tramite viaggi, conoscenze e lotte mentali e fisiche.

Ha avuto due grandi amori a cui ha lasciato molto, ma mai quella parte di sé guerriera, che sentiva di dover portare avanti.

Tante anime, attraverso la sua arte, conosciute nel corso degli anni: molte di queste rimaste impresse.

Lineamenti duri, naso grosso, capelli scuri, una bambina ed una donna in costante lotta e costantemente bisognosa d’amore: un amore che sua madre non era stata in grado di darle direttamente. In compenso ha cresciuto una donna forte, testarda, che non si è mai fermata davanti a nulla. In fondo, penso l’abbia amata tantissimo: la stava solo preparando ad un mondo che non lasciava vicoli in cui rifugiarsi, e Danica, la madre, lo sapeva bene.

Attraversare i muri: la mia opinione.

Grandi emozioni.

Un libro che offre una lettura scorrevole, talvolta spiritosa, talvolta commovente, talvolta profonda, che mostra come l’arte e l’essere umano possano entrare in un unico involucro, per poi distruggerlo, perché i limiti non fanno al caso loro.

Se si prova a pensare di dover raccontare la propria vita, tra delusioni e gioie, ferite e rimarginazioni, si cade nel baratro dell’oggettività, senza via di scampo. Marina Abramović ha attraversato quel muro imposto da se stessa, non ha lasciato che il suo giudizio la influenzasse più del dovuto, più di quanto fosse necessario per narrare un’esistenza, fasciata dalla sua pelle, in continuo movimento.

Conclusioni.

In tutta onestà, “Attraversare i muri” mi ha accompagnata per molto tempo, perché lo interruppi per un po’: non la sentivo la mia arte, non lo sentivo capace di donarmi “sapere” che mi avrebbe arricchita. Mi sbagliavo. Mi ha insegnata cosa la determinazione, la volontà, il coraggio, la costanza siano in grado di fare.

Ora posso iniziare un’altra storia, con la consapevolezza che ho tutto il tempo del mondo, ancora, per sbagliare.