Chi è Giada

Ciao, mi chiamo Giada e sono una scrittrice in erba. Ho iniziato a scrivere e a leggere che ero piccola, perché mi faceva sentire fuori da un mondo che non faceva per me. Non ho mai smesso di farlo, ma con la differenza che ora ho scelto di conoscerlo, questo mondo.

Giada che legge

Ho creato questo blog proprio perché è da qua che voglio iniziare: iniziare a comunicare con persone che hanno tanto da dare, o dire; iniziare a mettermi in gioco e convincervi a fare lo stesso, perché non è mai troppo tardi; iniziare a raccontare delle storie che possono far tremare l’anima, a voi, ma anche a me. Iniziare da qua, il mio blog, le nostre storie, il nostro tutto.

Sono nata nel (qualcuno suggerisce) lontano 1995 e sono cresciuta nelle campagne dell’Emilia Romagna, fino a qualche tempo fa, venuta in paese, che mi ha portata ad allontanarmi da un cielo prima odiato, perché troppo isolante, poi amato, perché meravigliosamente immenso.

Ho iniziato a leggere proprio in quella casa grande e bianca, immersa nel verde: i miei genitori erano a lavorare insieme a mio fratello, quindi ho quasi sempre avuto i nonni che stavano con me e quel periodo, cercando di tappezzare un po’ la mancanza che provavo, presi in mano i libri che mia mamma mi leggeva, con una piccola lucina a farmi da guida, sul loro letto, per immergermi in vite parallele, messe nero su bianco, in altri mondi.

Con l’andare degli anni, i problemi cambiarono, io cambiai, ma c’era ancora, nella mia testa, quella piccola lucina nella stanza dei miei genitori, a farmi da guida, che non mi ha mai più abbandonato, come i libri, come i loro personaggi e le loro storie.

Ho studiato alberghiero, perché i miei hanno sempre avuto un’attività avviata, ma non l’ho mai trovata realmente la mia strada. Sono qua, oggi, per lottare per me stessa e per i miei sogni, ma anche per tutte quelle persone che non sono riuscite a farlo o che non riescono a farlo.

Come dice Olivia Laing:

La solitudine è una città e la abitiamo tutti”, allora perché non mettersi in cerchio, come facevamo a scuola, e raccontarsi, tornando semplicemente bambini?