Recensioni (a modo mio)

D’Annunzio. L’amante guerriero – Bruno Guerri

Qualche articolo fa ho raccontato della giornata a Salò, nonché al Vittoriale degli Italiani, che è stato per l’ultimo periodo la casa di D’Annunzio.

Questo mi ha messo curiosità sul personaggio, così sono andata alla mia libreria di fiducia a chiedere una biografia che potesse descriverlo, raccontarlo e farmelo conoscere a pieno, ed è arrivato lui: “D’Annunzio. L’amante guerriero”, di Giordano Bruno Guerri.

La biografia 

“D’Annunzio. L’amante guerriero” è una biografia della Mondadori, scritta da Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani.

La biografia è divisa in tre sezioni principali che si insinuano in un D’Annunzio bambino, fino ad arrivare al Poeta Vate, come noi tutti, oggi, lo conosciamo.

Il romanzo è provvisto anche di tavole, cioè di immagini a metà opera, utili all’immaginazione durante la lettura.

Dato l’uso assiduo di termini tecnicamente politici nella seconda/terza parte del libro, vi consiglio di ripassare la storia, e poi immergervi in questo mondo dannunziano.

Gabriele D’Annunzio

Parliamo del personaggio che si cela all’interno, appunto, di “D’Annunzio, l’amante guerriero”: si ha l’opinione sbagliata su D’Annunzio, e lo dico perché io, in primo luogo, antecedentemente alla sua “conoscenza”, pensavo fosse un bastardo superficiale, che si era trovato nel posto giusto, al momento giusto, con le persone giuste.

Non mi sbagliavo in questo, ma nel pensare che fosse tutto lì.

Giordano Bruno Guerri è riuscito a rievocare, col suo modo di scrivere distinto e personale, e a farmi conoscere in maniera dettagliata, un personaggio che era pressoché furbo, geniale, di un altro stampo: riuscì a precedere generazioni di pensiero, modernità e stile; usava il Superomismo di Fredrich Nietzsche per esprimere completamente se stesso, pregi e difetti, a suo modo, in un’epoca che lo vedeva divulgatore, e quindi poeta Vate, di virtù e creazioni, che arrivavano dalla capacità di essere sempre, ed immancabilmente, D’Annunzio, all’interno di ogni circostanza, infatti Bruno Guerri scrive: “Anzi, l’ammirazione e l’odio di cui è stato oggetto nacquero proprio dalla sua incrollabile coerenza: sempre al centro dell’attenzione, senza rinunciare a se stesso, alle provocazioni e alle facce mutevoli di un personaggio che vide i tempi adattarsi a lui, non il contrario”.

La sua arte era l’estetismo, cioè l’associazione della bellezza alla vita e della vita all’arte.

Si autoproclamava e autopubblicava con naturalezza, nonostante molto spesso venne additato, e non per niente, come saccheggiatore degli scritti altrui. Amava i cani, ma anche le donne ed il sesso, in maniera tale da divenire droga.

All’interno del libro, infatti, ci sono parecchi aneddoti su questo, ci sono nomi e nomi di donne divenute “sue”, che poi, per un bisogno incontrollabile di non limitarsi, diventavano parte del passato, e quindi, quasi tutte, matte.

Anche in questo frangente, lui amava gli alter ego delle donne, non le donne stesse. Amava ciò che provocava e rappresentava questo alter ego, in lui. In altre parole, aveva un amore spassionato per se stesso.

Fin qua si è parlato del Poeta, l’amante, ma il guerriero?

Il guerriero si vide quando compì il volo su Vienna; quando perse la vista momentanea e completa di un occhio, ma non disse niente per delle ore; si vide quando rimase all’interno della sua casa, a Fiume, finché non venne bombardata.

Riuscì a farsi temere da Mussolini, perché aveva paura che, come oratore, potesse distruggere il fascismo, quindi gli diede tutto ciò che desiderava.

Insomma, era un personaggio degno di nota, non solo per il suo intelletto, ma anche per la sua audacia, tenacia, capacità oratorie e coraggio di fronte ad ogni cosa che non riguardasse la vecchiaia, il decadimento, di cui aveva il disperato terrore.

Scusate, ho sbagliato il tempo: è ancora, in maniera risonante, un personaggio degno di nota.

D’Annunzio. L’amante guerriero: la mia opinione.

Alla lettura di “D’Annunzio. L’amante guerriero” si sono alternati momenti di riso, a momenti di noia, o meglio, pesantezza, ma comprendo che per raccontare un D’Annunzio in maniera dettagliata ci vogliono mille facce ed una bravura ed eccellenza, nello scrivere, particolari.

Grazie a questo libro, son riuscita a cambiare e rivoluzionare un mio pensiero. Era come se, nel preciso momento in cui Bruno Guerri scriveva, la sua mano e la sua mente venissero affiancate da D’Annunzio.

Unico nel suo genere.

Mi ricordo un aneddoto, leggendo di questo personaggio simbolico: alle superiori, per me non era un personaggio letterario che si poteva definire tale, infatti ai tempi non ci diedi l’importanza che, invece, meritava, perché io venivo derisa dalla superficialità dei ragazzini della mia età, e pensavo che lui fosse tutto ciò che più odiavo del mondo esterno, finché non sono entrata all’interno delle mura della sua casa; finché non mi sono trovata sulla nave Puglia; finché non ho visto vestiti, oggetti, scarpe e nomi di persone che han fatto parte della sua vita; finché non ho visto la sua anima su quei sentieri, su quella nave, in quella casa, non credevo potesse essere diverso da come, in realtà, ammetto, lo facevo.

Ed invece.

Conclusioni

Un libro che consiglio assolutamente di leggere, per entrare non solo in un’epoca dilaniata dalla guerra, ma anche cavalcata da menti geniali, che meritano comprensione.

Dopo aver letto di lui, della sua vita, delle sue molteplici personalità, in “D’Annunzio. L’amante guerriero”, mi manca ancora una cosa, che credo farò presto: quando andai al Vittoriale, la casa era chiusa e non riuscimmo a vederla. Ecco, quando metterò piede in quella immensa struttura, fatta su misura, so che la vedrò diversa da prima: la vedrò con occhi dannunziani.

Questo articolo mi ha aiutata nella comprensione della differenza tra Superuomo dannunziano e quello di Nietzsche: https://gabrieledannunzio.it/il-superuomo-dannunziano/