Fatti e misfatti personali

Il Vittoriale degli Italiani – Scorci storici in salita.

Oggi vi racconterò della mia giornata al Vittoriale degli Italiani, o Vittoriale di D’Annunzio, perché sì, quest’ultimo non solo fu un amante eccezionale ed una figura nella politica di quel periodo abbastanza importante, ma aveva anche buon occhio a scegliere la propria dimora, oltre che si sa, le proprie donne, e ne capirete ben presto il motivo.

La Storia.

“Non soltanto ogni mia casa da me arredata – io scrissi – non soltanto ogni stanza da me studiosamente composta, ma ogni oggetto da me scelto e raccolto nelle diverse età della mia vita fu sempre un modo di espressione, fu sempre per me un modo di rivelazione spirituale, come uno dei miei poemi, come uno dei miei drammi, come un qualunque mio atto politico o militare, come una qualunque mia testimonianza di diritta e invitta fede. Per ciò m’ardisco offrire al popolo italiano tutto quel che mi rimane”.

Così Gabriele d’Annunzio confermò l’atto di donazione del Vittoriale allo Stato italiano, nel 1930, nonostante fosse già sottoscritto nel 1923, che ne fece, ad oggi,  un museo aperto a tutti.

Il Vittoriale degli Italiani, che prima della Guerra Fredda era la villa di Cargnaccio, del critico d’arte Henry Tholde, venne acquistato e ristrutturato interamente da d’Annunzio nel 1921, insieme all’architetto Gian Carlo Maroni, col quale iniziò anche una lunga amicizia: “Spero potremo intenderci, se ben tu sia di Riva e io di Peschiera”. Il Vittoriale di D’Annunzio è, per intenderci, un complesso di edifici, di vie, di piazze, di giardini, di corsi d’acqua; c’è un teatro all’aperto, è conservato l’aereo del volo su Vienna, per non dimenticare la prora della nave Puglia, colei che partecipò alla Prima Guerra Mondiale, incastonata nella collina, che dà sul Lago: una nave che, in quel frangente, è capace di portare indietro nel tempo, tra storia e mito, tra guerre e sotterfugi, tra vincitori e vinti, tra cannoni pronti a sparare e il silenzio del mare, tanto quieto in apparenza, quanto mostruoso in profondità; tra il presente e il passato, si ha la sensazione di poter salpare ancora, con la nave Puglia, verso il futuro, verso l’ignoto.

Il Vate, d’Annunzio, decise di trascorrere il suo ultimo periodo all’interno del tanto amato Vittoriale, per motivi di vario genere (che approfondiremo più avanti, con la vita dello stesso), e lì morì, di emorragia cerebrale, nel 1938.

Teatro all’aperto.

Il Vittoriale degli Italiani: la mia esperienza.

Qualche giorno fa andai a fare una gita, in compagnia, armati di pranzo al sacco.

Con il tempo dalla nostra parte, arrivammo per l’ora di pranzo, e dopo aver pranzato, in macchina, con le persone che facevano jogging ed il lago in bella vista, ci avviammo direzione Vittoriale degli Italiani, Salò, Gardone Riviera.

Per chi non lo sapesse, Salò è famosa per essere stata una Repubblica indipendente, creata da Mussolini nel 1943 e caduta ufficialmente il 29 aprile del 1945, dopo che i tedeschi abbandonarono l’Italia e dopo che Mussolini venne ucciso.

Il fascismo finì con la caduta della Repubblica Sociale Italiana (Salò), ultima spiaggia per il Duce.

Tornando a noi non fu un viaggio così tranquillo come mi aspettavo di fare, in realtà: sbagliammo strada e finimmo in una piazzola, in montagna, con una sola via d’uscita, che portava in salita ed il gasolio che non veniva più segnalato; presi una multa, e mi fece pensare che, dopotutto, Salò è un po’ cara; al ritorno ci furono lavori in corso in autostrada ed un ritardo di troppo, dati dalla pigrizia di far le cose di fretta.

Riuscimmo comunque ad arrivare al Vittoriale e fu amore a prima vista, per me: panorama mozzafiato, giardini immensi, una nave sotto la suola delle scarpe. D’Annunzio era un personaggio egocentrico, non c’è che dire, ma aveva decisamente buon gusto, che si trattasse di arredamento, stile o donne.

Conclusioni.

Finisco dicendo che di lui, lì dentro, si respira ancora tanto, tra mura, libri, vestiti e quant’altro. Vale la pena passare attraverso minuscoli ostacoli, per vederlo e sentirlo.

Non è mai morto davvero, il Vate, e se si chiudono gli occhi, lo si vede ancora, mentre cammina, con sguardo fiero e deciso, ed anche un po’ estroverso, rivolto verso l’orizzonte, sulla prora della nave Puglia, come un vincitore mai caduto.

                                                     “Ardisco, non ordisco”.

Prora della nave Puglia.