Recensioni (a modo mio)

Scopami – Virginie Despentes

Scopami” parla di sangue e carnalità, quindi se non volete leggere qualcosa che potrebbe ledere i vostri principi, non siete nella recensione giusta.

Il romanzo: Scopami

Scopami”, in origine “Baise-moi”, è un romanzo scritto da Virginie Despentes nel 1993, uscito in Italia nel 1999, edito da Fandango Libri (220 pagine), da cui fu tratto anche il film nel 2000 (“Baise-moi”). 

Scopami” è un libro provocatorio, crudo, diretto (il titolo ne è solo l’inizio) e racconta di una rivendicazione per una vita fatta di abusi, di stupri, di violenze: sfila tra prostituzione e pornografia; tra droghe, alcol e bottiglie vuote; sfila tra le sfumature rosse del sesso e del sangue, tra sonori colpi di pistola e rossetti sbavati. 

Scopami” si apre e si chiude con Nadine e Manu, che intraprendono un viaggio “del cattivo gusto per il cattivo gusto”, da vittima a carnefice, in una bolla fatta di incoscienza e insensibilità. L’unico loro obiettivo è quello di iniziare e finire insieme, vivendo alla giornata, rompendo gli schemi, prendendo a schiaffi il lettore, facendo fuori ogni angolo di normalità superstite, che per loro non è mai esistita. 

Mostrano al lettore la loro realtà, vista non più dal lato debole, ma dal lato in cui la mano impugna perfettamente la pistola. 

Scrittura incisiva, capitoli brevi e concisi. Temi delicati e verosimili, ad un lato emarginato della società. 

L’autrice: Virginie Despentes

Virginie Despentes, nata a Nancy nel 1969, è una scrittrice e regista francese, con un’adolescenza tra prostituzione, trattamenti psichiatrici e uno stupro. 

Il suo primo libro è, appunto, “Scopami”, scritto nel 1993. Dopodiché ne ha scritti diversi altri, tra cui “Kink Kong Théorie”, che ho in programma di prendere per studiare meglio la scrittrice, la trilogia di “Vernon Subutex”, “Bye bye blondie”, e così via. 

I personaggi

Scopami” mette radici tra due personaggi principali: Nadine e Manu.
Queste, dopo aver vissuto una vita fatta di pistole immaginarie puntate alla tempia, in segno di sottomissione, decidono di prendere quel poco che hanno ancora della loro esistenza in mano, capovolgendo le cose e impugnando la pistola. 

Manu, la più chiacchierona delle due e quella apparentemente più irrazionale, ma anche quella che guida entrambe, si ritrova affiancata da Nadine, quella più silenziosa, meticolosa, la “spilungona” che osserva e segna. Le due sono una bella squadra, l’opposto che calza a pennello, tutte e due con una vita alle spalle senza la patina da rivista; sono lo specchio delle ingiustizie, delle disuguaglianze, delle violenze subite. Unite possono finalmente essere qualcosa che la società teme e rispetta, in un costante rimbalzamento da flipper tra vittima e carnefice: sentono che insieme possono essere carnefice, da sole solo vittime, perché la società talvolta è fottutamente bastarda e isola, chi non ha abbastanza spinta da innalzarsi sopra di essa. 

A loro modo si sono elevate, in “Scopami“, e hanno fatto sentire che anche loro hanno una voce, così forte da poter bucare i timpani e fare un buco nel cervello. 

Scopami: la mia opinione

In tutta onestà mi aspettavo qualcosa di diverso da un libro come “Scopami”: dalla trama si evince una rabbia, da parte della stessa Despentes, verso il patriarcato e verso la società quasi disumana, quindi mi aspettavo grandi gesta simboliche, qualcosa di eclatante ed epocale: non è stato così. 

Scopami” è stato come una corsa fino a cadere in ginocchio, senza fiato, sentendosi più male di prima: fisico, carnale e per nulla psicologico, creando un benessere presente e mai futuro. 

In “Scopami” la morte viene usata come moneta di scambio per non sentire il dolore cieco dell’essere, perché persone come Nadine e Manu non possono fare altro che sopravvivere adesso, per non pensare a ieri e sottrarsi dai progetti del domani. 

Forse ho riposto in “Scopami” troppe aspettative, dovute sia dal libro letto in precedenza di Fluida Wolf (per la recensione di “PostPorno” clicca qui), sia da ciò che ho letto della Despentes prima di iniziarlo. Questo non vuole dire che non lo possa consigliare, ma, personalmente, son sempre stata molto più psicologica, che fisica, quindi con libri come quello della Despentes non mi ci trovo, per questo vorrei leggerne altri, per capire se il suo modo di scrivere e la sua rabbia escano sempre in maniera così diretta e sfacciata.

Il tema arriva forte e chiaro, però invece che insidiarsi sotto pelle, ti piomba sulle spalle. 

C’è da dire, però, che cammina su un percorso fatto di mattoni instabili, e che tematiche come il patriarcato, l’emarginazione, la disuguaglianza di genere, le discriminazioni, le violenze e gli abusi hanno bisogno di voci forti e audaci, e quella della Despentes credo sia forte abbastanza per lacerare l’aria.

Conclusione

La mia opinione? La mia opinione è soggettiva, sempre. 

La domanda che pone un libro come “Scopami”, sulla conoscenza di voi stessi, è: “Voi cosa fareste? Puntereste una pistola alla tempia, oppure puntereste la tempia alla pistola?”