Recensioni (a modo mio)

La donna che amava gli insetti – Selja Ahava

La donna che amava gli insetti” ha un tono particolare e la domanda che si pone la protagonista e che mi pongo anche io è questa: perché tutti scelgono di amare la farfalla, che è l’ultima fase dell’insetto e anche la più breve, piuttosto che amare il processo con cui, poi, diventerà farfalla?

La trama: La donna che amava gli insetti

La donna che amava gli insetti”, scritto da Selja Ahava, edito da Elliot Edizioni, parla di Maria, nata nell’epoca dei processi alle streghe, ha una potente fascinazione per gli insetti e per l’arte. Mentre intorno a lei il mondo muta Maria li disegna, in tutte le loro forme. E, proprio come gli insetti che vanno incontro a metamorfosi, così anche Maria si trasforma e vive per 370 anni, attraversando le epoche e assistendo ai cambiamenti del mondo – un mondo in cui la scienza prima si affaccia e poi si afferma come massima antagonista della religione. La donna che amava gli insetti, a partire dalla figura della naturalista tedesca Maria Sibylla Merian (1647-1717) a cui la protagonista è ispirata, racconta la complicata relazione tra esseri umani e natura, e narra gli ostacoli, diversi a seconda delle epoche ma sempre presenti, davanti ai quali si trova ogni donna che voglia affermare se stessa seguendo le proprie inclinazioni. Un romanzo affascinante che ci accompagna dal tempo della caccia alle streghe alla Berlino contemporanea. 

Recensione: La donna che amava gli insetti

Nel caso de “La donna che amava gli insetti” ho voluto mettere la trama originale e adesso vi spiego il perché: leggendo la trama, anche solo il pezzo “Maria si trasforma e vive per 370 anni”, sembra che Maria sia a tutti gli effetti una strega, quindi che possa c’entrare anche tutto ciò che concerne quel mondo. Mi sbagliavo. 

Mi aspettavo un romanzo completamente differente, focalizzato più sui tratti distintivi delle streghe, su teorie, caratteristiche e quant’altro, invece non è stato così. 

Detto ciò, il libro è indubbiamente scritto bene, con una prosa abbastanza fluida, molto descrittiva. 

La donna che amava gli insetti” è un romanzo riflessivo, con uno stile denso, non articolato, alternato, però, dalle pause dei capitoli brevi, cosa molto utile. 

In questo libro si parla di questa donna, appunto, che ama gli insetti e che ama a tal punto sé stessa, da abbandonare tutti quelli che non l’hanno mai aiutata e capita e talvolta anche chi lo ha fatto. 

Si parla di un patriarcato davvero molto forte all’epoca, che si attaccava alle vesti e portava la donna in casa, in cui le uniche cose che poteva fare era accudire i figli e far da mangiare. 

Se osavi amare gli insetti, eri una strega. 

Se osavi amare le erbe, eri una strega. 

Se osavi farti vedere, eri una donna di poco valore. 

Se osavi fare ciò che volevi, disonoravi la famiglia. 

Molte cose di quel patriarcato sono rimaste molto presenti ancora, le sento tutte le volte che il mio compagno cucina, mentre io non lo faccio; le sento tutte le volte che decido di pensare prima a me, che agli uomini; le sento tutte le volte che ammetto di non saper fare qualcosa in casa, momento in cui le persone son già pronte a puntare il dito. 

Purtroppo il patriarcato non è mai morto e libri come “La donna che amava gli insetti” ci ricordano semplicemente da dove viene. 

Quindi ha una forte componente femminista, la protagonista, che prova a cercare nel mondo e che troverà in van Schurman e in Ine. 

Il personaggio di Maria parla molto di Dio, rivolgendosi spesso a lui, cercandolo: si fa molte domande sulla creazione di tutti gli esseri viventi. Quando va in Giappone vedendo quante specie di esseri viventi diversi possano abitare un solo albero, comincia una sequela di domande, senza risposta, mi pare ovvio, su come abbia fatto Noè a portare tutti quegli esserini sull’arca e si fa domande sull’esistenza, sull’evoluzione, sulla presenza di Dio. 

Un personaggio, insomma, molto credente, ma con diversi dubbi a riguardo e diversi pensieri differenti dalla Chiesa, difatti in un secondo momento si unisce ai labadisti, portando con sé madre e figlia. 

Non c’è che dire, ne “La donna che amava gli insetti” Maria è un personaggio davvero singolare e questo mi è piaciuto molto, devo essere sincera, perché andava contro le regole e le imposizioni di quell’epoca e, talvolta e in alcune circostanze, anche della nostra.

Conclusione

Se vi piacciono gli insetti, in particolare il bruco, “La donna che amava gli insetti” potrebbe essere una piccola scoperta, soprattutto perché basata sulla storia vera di Maria Sibylla Merian, quindi ancora più suggestivo.