Recensioni (a modo mio)

Sulla motocicletta – John Berger

Sulla motocicletta” spiega tutto ciò che può regalare questa attività. E non si riduce tutto alla velocità, anzi.

La trama: Sulla motocicletta

Guidare una motocicletta non ha niente a che fare con la velocità. È un’esperienza intensissima di libertà psichica e fisica

Nel 2002, in un’intervista a una stazione radio di Los Angeles, John Berger descrive così la sua passione per la motocicletta, sorta durante il servizio militare nell’esercito britannico – lo destinarono al compito di “staffetta”, di addetto al recapito di messaggi – e mai più abbandonata, tanto che, ad Antony, alle porte di Parigi, lo si vide, quasi novantenne, dare lezioni di guida alla figlia sedicenne dell’amica Tilda Swinton. Guidare una moto, per Berger, è «un’esperienza intensissima di libertà psichica e fisica» poiché è un’arte che «differisce da ogni altro tipo di guida». Un’arte «spinoziana» – come scrive Andy Merrifield in questo volume, ricordando come Spinoza impregni ogni gesto reale e il pensiero di Berger – perché «interessa l’intero corpo e il suo istintivo senso di equilibrio». Con la sua meccanica e le sue due instabili ruote, la moto è, per Berger, mezzo di trasporto d’elezione, ma anche metafora, esca al lavoro congiunto di corpo e mente, strumento di ricerca e di piacere che implica costantemente una perfetta coincidenza tra occhio e mente, mano e cuore.

Recensione: Sulla motocicletta

Quando ero molto piccola mio papà possedeva la moto. 

I miei genitori, da quando son nata io, sono sempre stati proprietari di un’attività ristorativa, quindi un lavoro molto complesso e difficile, sia per noi, i figli, che per loro. 

Quando arrivava il caldo, arrivava anche il periodo in cui mio padre tirava fuori la moto. Principalmente la usava per andarci a lavoro, dato che questo tipo di attività non lascia molto tempo libero. 

Mia madre con la sua Volvo e mio padre con la sua moto. 

Finito di lavorare tornavamo a casa, io con mia madre in macchina e mio fratello sulla moto con mio padre, finché non arrivavamo sul ponte di casa, era il momento che preferivo di tutta la giornata: mio fratello scendeva dalla moto e ci salivo io. 

Mio padre mi diceva “Tieniti bene stretta a me, mi raccomando”, e così partivamo per quel viottolo che all’epoca mi sembrava infinito. 

Era così bello, così pieno, libero, completo. 

La passione mi è sempre rimasta, mi ha sempre tenuta stretta a sé, in un modo o nell’altro. 

John Berger, ne “Sulla motocicletta” parla proprio di questo: di quella sensazione così intensa e profonda e avvolgente, che non ti lascia, nemmeno quando pensi di non farne parte. 

Sulla motocicletta” è un libro, meglio dire una specie di memoir, in cui Berger ci mostra la sua pelle, quella con cui ha toccato quasi il cemento, quella con cui ha si è sentito vulnerabile, quella per cui ha sfidato le leggi di gravità. 

Sulla motocicletta” parla con lentezza della velocità di pensiero, del rapporto intimo con la strada, delle sue conseguenze, del sentirti “nella scena”, attore, anziché spettatore. 

Sulla motocicletta” fa comprendere una passione che non è per tutti, perché non tutti vogliono esporsi così tanto, non tutti sono disposti a mostrarsi, a lasciarsi guardare. 

Un libro scritto bene, con concetti profondi, che permeano nel tempo. Scrittura comprensibile, anche se a tratti un po’ noioso e fuori tema, ma assolutamente diretto, senza filtri, senza muri, senza vetri. 

Catartico e obbligatorio, per chi sta affrontando, o vorrebbe farlo, questo tipo di passione.

Berger è un buon insegnante.

Conclusione

Sulla motocicletta” è adatto ai motociclisti e non, che vorrebbero saperne di più su questo tipo di passione: è bello entrarci in maniera non solo fisica, ma anche mentale, entrando, così, in simbiosi con tutto ciò che si ha attorno.