Fatti e misfatti personali

Gay Pride 2019

Questo 1° giugno 2019 sono andata al Gay Pride di Modena, ma prima di parlarvi di come è andata e di cosa ho visto con i miei occhietti da topo di biblioteca, vorrei parlarvi delle origini di queste manifestazioni, perché serve sapere e sostenere, non ignorare e massificare.

Storia

Il 27 giugno 1969 non fu un giorno come un altro allo Stonewall Inn di New York: circa all’una e mezza di notte la polizia fece una retata all’interno del locale, violando, nuovamente, uno spazio che la comunità LGBTQ si era costruita con le proprie forze.

Ora, su come iniziò la rivolta ci sono vari e sostanziosi pareri: c’è chi dice che fu una ragazza di nome Sylvia Rivera, gettando una bottiglia contro un poliziotto, a cominciare la ribellione, e c’è chi dice, invece, che fu la polizia, aggredendo una ragazza, fatto sta che durò tre giorni, a cui presero parte più di 2000 persone contro 400 poliziotti.

Fu l’inizio di tutto.

Per questo motivo, nel mese di giugno, viene celebrato il Gay Pride in tutto il mondo: perché così facendo si continua a lottare per i diritti di tutti, si celebra un evento storico e si esalta ogni tipo di personalità, liberandole dai pregiudizi.

Gay Pride 2019: la mia esperienza

Quest’anno, quindi, dopo cinquant’anni dai moti di Stonewall, anche a Modena è stato fatto il primo Gay Pride della storia, a cui non ho mancato di partecipare, ovviamente.

Eravamo dalle 20000 alle 25000 persone, compreso il sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli, e col primo sindaco della provincia di Modena dichiaratamente gay, che ha portato la comunità a superare pregiudizi e discriminazioni: il sindaco di Spilamberto, Umberto Costantini.

Hanno partecipato in tantissimi, nonostante la contromanifestazione della mattina (seguita da pochi presenti, ho sentito dire) e nonostante le critiche varie, smosse da quelle persone che ancora non riescono a capire che il Gay Pride è esibizionismo allo stato puro, quel tipo di esibizionismo che si erge sopra masse di ottusità e omofobia per annientarle.

Il Gay Pride mostra il lato sfacciato e libero del mondo, quel lato forte e d’impatto, che la società, quella becera e ignorante, vorrebbe vedere cancellata.

Il Gay Pride è tutto ciò che la gente tende a esiliare e stigmatizzare, solo perché non capisce quanto le emozioni siano potenti e decisamente importanti.

Il Gay Pride è la rivendicazione di quelle persone che hanno deciso di amare, di non stare più nell’angolino della classe, perché impaurite del giudizio.

Il Pride è il viso scoperto di milioni di persone, è ossigeno condiviso, risate regalate, abbracci lunghi, felicità assaporata, libertà d’espressione e libertà d’essere.

Il Pride è un mondo a colori (clicca qui per un articolo dettagliato, che spiega il mondo inutile del giudizio).

É da anni che sostengo la causa, ma sabato 1° giugno è stata la prima volta che mi esponevo, marciando, cantando a squarciagola e provando un sentimento di orgoglio nell’essere presente.

Mi sono sentita complice di una grande, enorme, famiglia.

Cos’ho visto?

Ho visto una giornata calda, il mio cappellino che mi proteggeva dal sole, la mano del mio compagno, i milioni di colori che inondavano Modena.

Ho visto persone di etnie, religioni diverse, farsi spazio tra la folla.

Ho visto due ragazze tenersi per mano, con il sari, l’abito indiano.

Ho visto il viso di una donna truccato, col capo sotto a un velo blu, che si intrufolava per arrivare a essere esattamente dietro al carro.

Ho visto bambine che ballavano, genitori coi figli in braccio, anziani che marciavano a “testa alta e petto in fuori”.

Ho visto l’asfalto che cambiava colore ogni volta che cambiava il piede che lo calpestava.

Ho visto la gioia, la voglia di esprimere se stessi, la voglia di lottare per un futuro abbastanza grande per comprendere tutti.

Ho visto 25000 persone che nonostante il caldo, hanno marciato per sei chilometri con i tacchi in mano, i capelli raccolti, il trucco colante, le maglie sudate o direttamente tolte, le bottigliette dell’acqua a portata di mano, le bandiere e i cartelloni continuamente a vista, ballando, saltando e con le mani al cielo.

Cos’ho visto?

Ho finalmente visto la parte di mondo di cui mi sono innamorata: variegato, colorato e libero.

Ho visto quel mondo che si sta prendendo ciò che è suo, per vivere, non più per sopravvivere, nonostante il lavoro da fare sia ancora tantissimo.

Ho visto quel mondo di cui avrei sempre voluto parlare, perché lo sento anche un pò mio, ma di cui non ho mai parlato, perchè non vissuto in prima persona.

Ho visto ciò di cui vorrò fare parte sempre, da quel 1° giugno.

Le cose da dire sarebbero da libro, ma mi contengo e dico solo “I’ll never be silent again!”

Conclusioni

Finita la marcia del Gay Pride di Modena 2019 dovetti defilarmi, per via del lavoro, ma non vi nego che se mi fosse stato concesso, sarei rimasta fino al mattino del giorno dopo.

Però, in fondo, continuerò sempre a camminare su quella strada, insieme a loro, perché non importa cosa ci sia a differenziarci gli uni dagli altri, ma solo che ci sia accettazione, comprensione e amore che ci rendono tutti esattamente uguali: che ci rendono tutti perfettamente umani.