Fatti e misfatti personali

Quel bestione del Sigep.

In questo ammasso di “vergogna e parole”, si potrà veder raccolta la mia esperienza, etichettandola pure come goffa e maldestra, all’interno del Sigep, e per mettere i puntini sulle “i”, anche all’esterno.

Partiamo spiegando cos’è il Sigep: è una fiera internazionale, che contiene 28 padiglioni di pasticceria, gelateria, panificazione artigianale e caffetteria, quindi uno pensa di pranzarci, cenarci e fare scorta per i prossimi 3 mesi, ed invece no, ed è un luogo nel quale si incontrano molti, e conosciuti, personaggi del ramo della ristorazione. Insomma, uno spazio nel quale la concorrenza non manca.

Il Sigep: la mia esperienza.

Lunedì 21 gennaio sono andata ad una fiera che trattava, a grandi linee, del mio settore.

Mi sono adagiata sul seggiolino della macchina alla mattina, che ci avrebbe portati in stazione, ma alla mattina alle 7:45, dopo essere andati a letto all’una, causa lavoro, e siamo partiti per questa “avventura”.

Biglietti in mano, sonnolenza negli occhi, che si vedeva lontano un chilometro, e zaini in spalla, siamo andati ad obliterare, non timbrare, il biglietto, e siamo saliti sul treno che ci avrebbe portati direttamente in braccio a questo bestione sconosciuto ed articolato.

Tornando a noi, siamo arrivati incastrandoci nelle porte girevoli e siamo passati in mezzo ai controlli ed alla biglietteria, poi ci siam tuffati in mezzo al marasma di gente, urtandoci a vicenda.

Naturalmente, c’erano anche i guardaroba, ma lo vuoi lasciare in mezzo a centinaia di giacche, con il terrore di non trovarlo e morire lì fuori, al gelo, di fianco ad un lampione? Naturalmente no, quindi cappotti sottobraccio e sciarpe raccolte intorno alle mani, pronti ad un incontro di box.

In seguito, son successe tutta una serie di vicende: la ricerca forsennata e spietata dei waffle, che ci ha fatti camminare in tondo per una mezz’ora buona, per poi farci scoprire che no, lo stand non c’era più; la ricerca dello stand della nostra farina, Molino Grassi, il quale si è fatto trovare con non troppa facilità e ci ha fornito la “conoscenza” di Pasquale Moro (foto sottostante), noto pizzaiolo, che ci ha spiegato come fare un impasto della pizza ben idratato, in pala, a quanti gradi, senza bolle e buonissimo.

A destra Pasquale Moro.

Continuando la giornata, ci siamo nuovamente spostati, questa volta andando in cerca di cibo vero, con una fame che ci (mi) divorava, e ci siamo, principalmente sempre io, azzuffati di piadine con la porchetta ed il crudo.

Insomma, tra un caffè scroccato, perché non c’è vendita, ma solo esposizione e pubblicità, ed uno spintone tra la folla; tra le scarpe consumate, a forza di camminare, ed un caldo afoso che albergava in tutti i padiglioni, siamo riusciti ad uscrine verso le due e mezzo, per salire sul treno alle tre e un quarto, quindi, nel frattempo, eravamo diventati dei polaretti, per poi tornare a scendere, fare un cambio ed arrivare in quel di Reggio Emilia alle sei e un quarto, devastati, ma felici. Perché si, è stato devastante, ma divertente, soprattutto se ci vai con le persone giuste.

Da non dimenticare, però, che è stato divertente anche ciò che è successo dopo il Sigep, perché il Mac Donald’s, nonostante le crocchette mancanti ed andate a riprendere (ci mancherebbe), è bellissimo, dopo una giornata così.

Conclusioni.

Non importa dove andiate, l’importante è che lo facciate sempre con le persone giuste.

La mia compagnia.