Recensioni (a modo mio)

Cento secondi in una vita – Andrew Faber

In questo articolo vi porgerò un pezzo di ciò che mi è caro, che mi è rimasto sotto alle unghie delle dita, sulla punta delle scarpe, sulla parte sinistra dove batte il cuore: “Cento secondi in una vita”, di Andrew Faber.

Il romanzo

“Cento secondi in una vita” è un romanzo di Andrew Faber, della casa editrice Rizzoli, si svolge in esattamente 200 pagine, ma parliamo di cosa che mi preme ben di più, la trama, di “Cento secondi in una vita”: in questo caso, il riflettore illumina il signor Rebaf, libraio per professione e poeta inconsapevole, accompagnato dalla sua fedele, e ben nota, nemica: l’ansia. 

Si concentra su se stesso e decide di fare delle sedute che gli verranno talmente tanto in suo aiuto, da fargli raggiungere la vera comprensione dei suoi mostri sotto al letto. 

Conosce l’amore, la poesia e il rischio di buttarsi in ciò che non controlla: “Per accendere il tuo cuore, devi essere pronto a bruciarti.”

Così facendo, il signor Rebaf, in “Cento secondi in una vita”, si apre a un mondo dove la poesia e l’amore sono i protagonisti. 

L’autore: Andrew Faber

Andrea Zorretta, meglio conosciuto come Andrew Faber, nasce a Roma nel 1978 ed è sempre stato amante della musica, come della poesia. 

Compare inizialmente in diversi racconti per la casa editrice Gemma Edizioni, per poi uscire col suo primo lavoro editoriale, per Miraggi Edizioni, con “Non ho ancora ucciso nessuno”. 

Creatore del suo blog personale, che ha raggiunto 80 000 followers, abbraccia la poesia proprio come il protagonista di “Cento secondi in una vita”, il signor Rebaf, che sembrano avere molte cose in comune.

I personaggi

Parliamo dei tre (quattro) personaggi principali, se no non finiamo più, all’interno di “Cento secondi in una vita”: il protagonista principale è il signor Rebaf, accompagnato dalla sua ansia, che subisce un netto cambiamento nel corso del romanzo e passa dall’insicurezza più ampia ad una sicurezza che solo la poesia, l’amore per se stessi e il farsi vedere vulnerabili da un’altra persona, potrà curare. 

La dottoressa Minghetti, che sarà colei che aiuterà il signor Rebaf a superare quella sua falsa amica. 

La poesia, che non ha bisogno di presentazioni. 

Ed infine c’è Luisa, colei con cui riuscirà, il signor Rebaf, a far emergere più amore, che ansia. 

Cento secondi in una vita: la mia opinione

Estasiata. Soddisfatta. Piena della bellezza delle parole di un unico libro, che mi ha presa, mangiata e lasciata sola da una fine arrivata troppo velocemente: “Cento secondi in una vita”, di Andrew Faber. 

Devo ammettere una cosa, sono sempre un po’ scettica riguardo agli scrittori italiani, difatti quando ho sbirciato l’autore di questo libro, l’ho rimesso giù per paura che fosse un qualcosa da cui non ne avrei ricavato una crescita personale, perché da ogni libro si può imparare, ma non ho resistito, mi attirava talmente tanto da buttarmici a capofitto, proprio come il signor Rebaf in una vita piena di incognite, e mi ha lasciata notevolmente sorpresa, da una serie di cose: concetti, pensieri, idee, profondità. 

Ho trovato l’amore a prima vista. 

Sono la tipa, e mi scuso con tutto il pubblico che non mi appoggerà, che fa orecchiette alle pagine, sottolinea e scrive sui libri, perché per me devono essere vissuti e devono far vivere me, e questo libro, “Cento secondi in una vita”, mi ha fatta vivere ad ogni virgola, parola, pagina e capitolo. 

Dopo aver letto il suo libro, “Cento secondi in una vita”, mi sono subito informata per altre sue opere e, come scritto sopra, son venuta a conoscenza delle sue poesie racchiuse in tre libri, che ho comprato in maniera quasi ossessiva e frettolosa: “Non ho ucciso ancora nessuno”, “D’amore. Di rabbia. Di te” e “Fermo al semaforo in attesa di trovare un titolo, vidi passare la donna più bella della storia dell’umanità.” 

Generalmente tento di fare critiche costruttive, nel caso di “Cento secondi in una vita” non ne ho, ma vorrei solo esporre un mio pensiero su una cosa che ritengo molto importante: tutto il mondo, o quasi, pensa che l’ansia, la depressione, gli attacchi di panico, siano un qualcosa di astratto, che non crea problemi, che non sconvolge, distrugge, divora, perché non si vede, non si sente, è silenziosa. Non è così, è più concreta di quanto molte persone possano anche solo immaginare e lascia disarmati, senza fiato, perché si, è silenziosa, ma non porge la mano, strappa via l’anima.

Dalle parole della dottoressa Minghetti, in “Cento secondi in una vita”: “L’ansia, quando è sotto controllo, può considerarsi una condizione naturale dell’essere umano. Ci permette di prendere decisioni e di considerare il rischio di un evento. Di prevedere eventuali errori. Bisogna prestare attenzione, però, affinché tutto si muova in armonia. Altrimenti può diventare una vera e propria droga. Il corpo si autoconvince di averne bisogno per andare avanti e la cerca, la desidera ossessivamente negli attimi in cui non ne percepisce la presenza. A tutti gli effetti, ne diventa dipendente. Il panico è una sua diretta conseguenza, è il risultato di uno stato d’ansia fuori controllo. Questo circolo vizioso va interrotto. E come? Con una profonda conoscenza di se stessi. Arrivando alla consapevolezza di essere infinitamente fragili in determinate situazioni, e allo stesso tempo, infinitamente forti in altri. Quello che lei identifica come “attacco di panico” è una richiesta di aiuto da parte del suo inconscio, che non sa come affrontare una situazione che lo spaventa. L’inconscio non utilizza mezzi termini per farsi capire, è un ospite un poco rozzo e scorbutico, e bisogna saperlo prendere, assecondarlo, farci amicizia: guai a cercare di evitarlo!”

Conclusioni

Concludo, dunque, di scendere dal divano, mettersi le scarpe da ginnastica, prendere le chiavi della macchina, o la bici, o semplicemente le gambe, e correre alla prima libreria che avete a disposizione, se indipendente è meglio, per prendere “Cento secondi in una vita”, perché è meraviglioso, quasi quanto venire a conoscenza che esista ancora qualcuno capace di scrivere per emozionare. 

Dal libro “Non ho ancora ucciso nessuno”